San Gerardo Maiella
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Cielo sulla terra

Capitolo XLI

Da quell'11 dicembre 1904, Gerardo ha accelerato la sua marcia di conquista in ogni parte del mondo, penetrando perfino in quelle zone che stimeremmo più refrattarie allo spirito di lui.

Oggi, a pochi decenni dalla sua glorificazione, il santo trionfa non solo nei paesi dell'Europa e dell'America Latina, ma ha invaso letteralmente il Nord-Europa e tutto il mondo anglosassone, fino alle Indie, fino all'Oceania, fino alle regioni più impervie dell'Africa. E non è una conoscenza superficiale : è devozione, cioè sudditanza d'amore e fedeltà d'imitazione.

Ciò significa che il santo della Lucania ha portato a tutti il seco patrocinio di salute e il suo messaggio di pace.

Ha portato il suo patrocinio a tutte le generazioni che lo hanno conosciuto ed invocato, ma, specialmente, a quella creatura di cui, per primo, ha rivendicato il carattere mariale : la donna. Perciò la fece oggetto del suo apostolato qui in terra e la protegge ora dal cielo. La protegge quando, vergine, consacra a Dio l'innocenza del proprio amore, perché sia totale l'offerta, irrevocabile la scelta e il suo cuore possa dirsi veramente, secondo il suo testamento spirituale: « Tempio, casa, luogo, abitazione di Dio». Benedice le sue mani che carezzano gli orfani, i suoi occhi che consolano gli infermi, il suo sorriso che rischiara ed allieta, protegge ed eleva.

Da questo patrocinio generoso e costante è stato ispirato lo zelo indefesso d'un pio ed ardente sacerdote della diocesi di Castellammare di Stabia, Mons. Mosè Mascolo, che ha messo sotto la protezione di S. Gerardo l'Istituto delle suore da lui fondato. L'iniziativa trova la giustificazione più completa nell'apostolato specifico del santo che riformò i monasteri delle Domenicane di Corato, delle Benedettine di Atella e Calitri e delle Clarisse di Muro; che edificò col suo fervore le Teresiane di Ripacandida, le Benedettine di Corato, le Clarisse di Melfi, e il conservatorio del SS. Salvatore di Foggia ; fomentò l'opera delle vocazioni femminili. E per quest'opera affrontò quella dolorosa calunnia che pose il suggello alla sua santità.

Altamente ispirata quindi l'iniziativa del suddetto Monsignore che fondò a S. Antonio Abate un ospizio caritativo per vecchi e bambini abbandonati (26 sett. 1927) ; vi edificò accanto una chiesa, grande come una basilica (16 ottobre 1937), l'uno e l'altra dedicati al santo della carità, Gerardo Maiella.

Coi primi vecchi bisognosi di cure, coi primi orfani bisognosi di affetto vennero le prime vergini consacrate al Signore che il 16 ottobre 1938 vestirono la divisa di S. Gerardo e ne sposarono il programma di carità cristiana. Esse vennero erette a congregazione religiosa, il 6 agosto 1957, dopo il nulla osta della sacra Congregazione dei Religiosi del 2 febbraio dello stesso anno. Attualmente le congregate superano la novantina, di cui oltre settanta le professe, distribuite in undici case, sparse nell'Italia centro-meridionale.

Il fine specifico dell'Istituto - è detto nella lettera della Congregazione dei Religiosi del 2 febbraio 1957 - « oltre la santificazione dei propri membri, è l'assistenza morale e materiale degli infermi, specialmente vecchi, l'educazione dei fanciulli negli asili e della gioventù femminile nelle scuole con la istruzione catechistica». Ma il santo protegge la donna non solo quando consacra a Dio il proprio amore; la protegge ancora quando questo amore è offerto nel rito del matrimonio cristiano, o quando sboccia in un fiore purissimo di carne che palpita a contatto diretto col cuore innamorato della madre. Da due secoli, in ogni parte del mondo, Gerardo è stato sempre invocato come il Patrono delle madri in attesa di abbracciare il frutto del loro amore. Il titolo se l'è scelto lui con la molteplicità dei prodigi di cui ha fatto oggetto le madri nelle angustie della loro gestazione.

Tali favori hanno avuto inizio in modo clamoroso dopo la morte, ma trovano uno splendido preludio nella vita stessa del santo. Citiamo alcuni esempi.

Una volta incontrò una madre nella salita di S. Agata di Puglia le strappò di testa il fardello del bucato e l'accompagnò fino a casa.

Due volte lasciò il proprio fazzoletto come pegno della sua intercessione presso Dio: alla giovinetta Pirofalo di Oliveto Citra e alla signora Federici di Castelgrande. Tutte e due le volte i fazzoletti furono portatori di salvezza alle madri e ai figli minacciati d'una stessa morte. Due miracoli li distribuì, secondo la tradizione, alle signore Meola di Senerchia e Palma del Giudice di Oliveto.

Sono pochi episodi che si perdono nella selva di altri episodi più famosi, ma sono pur sempre significativi di gentilezza e di premura da parte di un santo che si commoveva per le lacrime delle madri e i vagiti dei bambini: alzava gli occhi al cielo e operava miracoli. Ma i miracoli più numerosi e strepitosi cominciano col giorno della morte. Quel giorno dalla bara aprì la bocca e lasciò cadere un dente per una madre che aveva atteso si sgomberasse la chiesa per accostarsi a lui: era la signora Rosa Sturchio di Caposele. Quel dente passò dalla figlia alla nipote operando grazie. Proprio la nipote Teresa Gasparri Màzzone di Senerchia, dichiarò ai processi di essere stata miracolosamente guarita nelle doglie del primo parto (Ord. Comps. fol. 784-787).

A Castelgrande tre partorienti furono salvate col semplice contatto della biografia del santo (Ord. Mur. fol. 471). Come queste, centinaia di altre madri furono guarite col solo invocare il suo nome.

è una serie ininterrotta di miracoli che si dilata cogli anni. Il padre Tannoia lo definiva, verso il 1805: « Il taumaturgo della nostra Congregazione e la gloria della sua patria». E faceva notare che: « Fratel Gerardo è speciale protettore dei parti per cui in Foggia non vi è donna partoriente che non ne abbia l'immagine e non invochi il suo patrocinio» (o. c., p. 207-208).

Ma che tale devozione in quegli anni fosse diffusa anche altrove, lo possiamo argomentare dalle numerose grazie ottenute nella Campania e Lucania.

Verso i primi dell'Ottocento un medico di Grassano (Matera) diceva a un coadiutore redentorista : « Da molti anni io non esercito più la professione del medico. L'esercita per me fratel Gerardo». E riferiva di lasciare come medicina a ogni partoriente un'immagine di fratel Gerardo e d'averne sempre ottenuti effetti prodigiosi (Ap. Comps., fol. 502).

Tale patrocinio si era talmente accresciuto verso la metà del secolo scorso ed erano tali e tante le immagini e le iscrizioni che lo invocavano come « l'inclito protettore delle partorienti » da indurre il promotore della Fede, durante i processi apostolici, a presentare

alcune riserve contro il decreto sul «Non Culto ». Tali immagini erano diffuse anche in Sicilia. Ne esiste ancora un esemplare ad Agrigento.

Ma la grande ora gerardina suonò più tardi, quando la Chiesa riconobbe ufficialmente la sua santità elevandolo alla gloria degli altari: beatificazione 1893 ; canonizzazione 1904. Da allora la sua rapidità d'espansione attraverso i cinque continenti non conobbe più soste. Materdomini, la piccola borgata di Caposele in provincia di Avellino, dove riposano da duecento anni le ossa del santo, divenne un santuario famoso, mèta di pellegrinaggi da ogni parte del mondo e sede di un'arciconfraternita, arricchita di molte indulgenze dai Sommi Pontefici. Da questo centro s'irraggiò tanta luce che in pochi anni tutto il mezzogiorno d'Italia fu gerardino. E non mancano focolai aggiunti nelle altre parti della Penisola : ricordiamo, fra tutti, Frosinone.

Dall'Italia il santo invase il Belgio, l'Olanda, la Germania, la Francia, l'Inghilterra, la Spagna, l'Irlanda e quasi tutte le nazioni d'Europa. Poi passò l'oceano e stese il suo dominio sul Messico, Venezuela, Maracaibo, Costarica e sulle rimanenti repubbliche dell'America Centrale, entrando in ogni famiglia, specialmente nel regno dei piccoli col suo folclore di poesia e di leggenda. Molti bambini si chiamarono Gerardo e molte scuole catechistiche si consacrarono a lui.

Passò nell'Argentina dove a Buenos Aires prese sotto la sua protezione l'opera dei matrimoni cristiani e quella dei bambini che si preparano alla Prima Comunione. Passò nel Brasile dove un'intera città ne assunse il nome, mentre a Curvelo, nel cuore dell'immensa repubblica, sorgeva un santuario gerardino di portata nazionale. Oggi una nuova opera è sorta a Tietè, nello Stato di S. Paolo, presso la chiesa dei Padri Redentoristi, la Lega di S. Gerardo patrono delle madri. è sorta col fine specifico di fondere in una sola preghiera le preghiere di tutte le madri che implorano l'aiuto divino sulla loro missione educatrice ed è sorta con grandezza straordinaria di mezzi dispone perfino d'un proprio programma radiofonico settimanale sulla stazione brasiliana: Aparecida. Perciò oggi nel Brasile non c'è famiglia che non abbia l'immagine del santo, o un bambino che non ne porti il nome.

Dal Brasile il santo risalì nell'America del Nord, cioè nel Canadà e negli Stati Uniti dove divenne una bandiera contro le moderne teorie neomaltusiane e divorzistiche. Qui egli è invocato in migliaia di pubblicazioni come il santo, il patrono delle madri, il campione della vita nella lotta contro l'antivita.

Dall'America salpò per l'Australia sempre invocato come il difensore della famiglia. Oggi egli bussa alle porte dell'Uganda, del Congo e delle Indie favolose. Dove egli passa, una madre accende una lampada avanti alla sua immagine e gli consacra il frutto del suo amore.

Non è forse questo tributo spontaneo dei popoli la voce stessa di Dio ?

Nel 1955, in occasione del II centenario dalla morte, questa voce fu fatta propria da 14 cardinali, 57 arcivescovi, 177 vescovi, 1024 medici : di questi ultimi, 834 sono degli Stati Uniti ; 99 del Portorico ; 67 del Canadà ; 13 del Giappone ; 9 del Brasile ; 8 dell'Italia ; 6 della Tailandia ; 2 del Paraguay. Altre voci non meno numerose e qualificate si aggiunsero poco dopo. Ciò indica, con l'eloquenza delle cifre, la vastità del movimento. Ci auguriamo che esso possa giungere fino alla cattedra augusta della verità insieme con la legittima aspirazione di tante madri ad avere ufficialmente il loro patrono qui in terra.

Col patrocinio di salute, S. Gerardo ha diffuso il suo messaggio di libertà e di pace.

Qual è questo messaggio ? Noi crediamo che si possa condensare nella parola stessa formulata dall'Apostolo e da lui posta a base del Cristianesimo: « Ubi spiritus Domini, ibi libertas » (II, Cor. 3, 17).

Solo lo Spirito feconda le azioni, ma lo Spirito è Amore. Ama, dunque, e fa quello che vuoi, secondo la celebre parafrasi di Sant'Agostino.

Fu questo il programma della sua breve vita, la caratteristica della sua santità. Egli ha amato, follemente amato il suo Dio, e l'amore è stato la norma di ogni sua azione, perché nell'amore ha visto il dovere prescritto dalla regola e il comando orale del superiore. Niente di scheletrico, di preordinato in questo amore : il vento dello Spirito lo ha agitato come ha voluto, ed egli non ha fatto che ubbidire al suo impulso sempre gagliardo e irresistibile. Perciò ha conciliato in sé due cose in apparenza antitetiche : il massimo della libertà interiore e il massimo della uniformità alla volontà di Dio. Appunto perché la sua volontà era già confluita in quella di Dio e dal connubio era sbocciato l'amore, egli poteva affrancarsi dallo spirito servile ed agire con la stessa sovrana libertà dei figli di Dio, fuso con Lui nella stessa fiamma di Amore. Si era annichilito, ma solo per appropriarsi la forza stessa di Dio e agire come Lui con la potenza dei miracoli.

Ed accettando la volontà di Dio che è Amore, egli ha accettato la gioia, una gioia sempre appagata e sempre risorgente, perché si identificava con la bontà stessa dell'Amore. Perciò la sua vita fu tutta un'estasi, un ratto, un giuoco dello Spirito, una divina follia che sorprese i deboli e i conformisti della terra, ma fece la delizia del cuore di Dio.

L'antitesi non deve sorprenderci: quando mai il mondo ha compreso il messaggio dei santi ? Quando mai un dotto della terra ha prestato orecchio alla sua voce ? Egli non ne ha tempo: altre voci più lusinghiere lo ammaliano. E il secolo XVIII, il XIX e il nostro secolo hanno ascoltato il messaggio di coloro che rivendicavano l'autonomia completa dello spirito che diventa legge del proprio essere e del proprio divenire. Hanno creduto che la libertà da Dio fosse la nostra libertà, il distintivo della nostra dignità.

La conclusione? La vediamo: essi sono caduti nella schiavitù e nella miseria. Alla felicità del mondo moderno manca appunto un po' di quella divina follia che ci faccia uscire dagli orizzonti soffocati della nostra ragione e dei nostri gretti egoismi per accogliere in noi stessi l'opera bella del Creatore e goderla nella purezza della contemplazione e dell'amore. A noi è sfuggito il carattere sacrale del creato e nell'universo non ritroviamo che la noia, la disperazione, la morte, il nulla. Abbiamo tutto e ci manca il Tutto, perché ci manca la volontà di Colui che solo può nutrirci col suo amore e la sua gioia.

Noi non siamo più in grado di stimare la bellezza, divenuta ormai materia e venduta alla stregua di ogni altra merce terrena. Perciò l'amore è divenuto passione e lo spirito, schiavo della passione.

Il santo che si accese alla sorgente stessa dell'Amore ci aiuti a riconsacrare l'amore, quell'amore che, secondo il suo testamento spirituale, è fiamma d'inferno, se non è ardore di cielo. Ci aiuti specialmente a riconsacrare la sorgente dell'amore umano, la donna, sublimata nel suo pensiero in immagine vivente di Maria, sposa di Cristo, angelo tutelare del focolare domestico.

E con la bellezza ci aiuti a riconsacrare quella infinita moltitudine di beni di cui Dio è prodigo con le sue creature. Oggi la materia è divenuta regina dello spirito; perciò noi moriamo di fame accanto ai nostri forzieri ricolmi di oro. Ci mancano due mani calde di preghiera per spezzare a tutti i fratelli il pane della Provvidenza e la carità è divenuta demagogia, bramiti di lupi intorno alla mensa comune. Solo il cuore di un santo può spezzare le barriere di casta, ridare un senso alla fratellanza universale e far brillare davanti agli occhi di tutti la luce del Padre comune da cui discende ogni amore.

E con la ricchezza ci aiuti a riconsacrare la gioia: la gioia dell'accettazione pura e semplice del dolce volere di Dio, paradiso degli angeli in cielo e paradiso dei viandanti sulla terra. La gioia della fiducia filiale nel cuore paterno di Dio che ci nutre col pane e col digiuno, che ci sostenta con la sanità e con la malattia, che ci ama con la gioia e col dolore, che ci segue nella vita e nella morte, che ci offre ogni cosa nel suo amore, perché noi amando la sua volontà in ogni cosa, facciamo del creato un sacrificio di lode al suo amore.

Allora finalmente l'umanità sarà veramente libera, come l'umile santo dell'Irpinia, e, sotto la guida dello Spirito, potrà raggiungere un'era di prosperità e di pace.

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Ultimo aggiornamento 27/07/2021