San Gerardo Maiella
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Pane del Cammino

Capitolo V

“Signore, non sono io che apprendo da voi la pazzia?”
Gerardo parte per farsi santo.
Un po’ ammaccato dallo strappo della separazione, ma più che
mai ardente e ardito. Raggiunge i Padri Redentoristi lungo la via e ricomincia le sue accorate suppliche: - Fermatevi! Fermatevi! Fatemi venire con voi! Alle sue insistenze, il Padre Cafaro cede di malavoglia e con una lettera di presentazione lo manda presso la comunità più vicina: a Deliceto, in provincia di Foggia, a circa cinquanta chilometri da Rionero in Vulture dove Gerardo ha raggiunto i Padri Redentoristi. La lettera dice così: “Reverendo superiore; vi mando questo giovane, Gerardo Maiella; un postulante che, a mio giudizio, è un soggetto inutile, attese le fatiche che un fratello laico1 (quale vorrebbe essere) deve sopportare nella nostra Congregazione. Insomma, una bocca in più da sfamare! Io non sono riuscito a liberarmene. D’altra parte egli è ritenuto a Muro, sua patria, come un giovane di virtù”.
La realtà, tuttavia, presto smentisce queste pessimistiche previsioni.
Gerardo è sì gracile di corpo, ma nessuno come lui è così generoso, servizievole, obbediente, dotato di un così ardente spirito di penitenza e di preghiera. Ricevuto tra i nostri nella casa di S. Maria della Consolazione, come si fosse portato lo sa ognuno: umile, paziente, Fratello laico è colui che non ricevendo il sacerdozio, si dedica ai lavori manuali della Comunità. Appunti biografici di un suo contemporaneo - P. Gaspare Caione - pag. 35-36 - Editrice S. Gerardo P. Caione era superiore di Gerardo Maiella nel convento di Materdomini e scrisse questi appunti per suggerimento di S. Alfonso, fondatore della Congregazione.
mortificato, raccolto, dedito all7orazione, esemplarissimo in tutto. ...fu specialmente amatissimo della fatica, in modo che non perdeva mai tempo... Quando si doveva fare il pane per la comunità egli faticava per quattro; faceva dare addietro tutti gli altri fratelli, dicendo: - Lasciate fare a me; voi riposatevi. In mezzo però agli altri uffici manuali, stava sempre raccolto ed unito in Dio, vedendosi sempre alzare gli occhi al cielo, quasi alienato dai sensi.

Fatto è che Gerardo è divorato dall’amore e l’Amore travolge e trascina anche il suo corpo. Dopo il lavoro si ritira in Chiesa; mentre gli altri riposano dopo il pranzo, lui si trattiene a far compagnia a Gesù. E così spesso anche di notte. Sui gradini freddi di marmo trascorre le ore del riposo in continui atti di amore “nei quali immerso profondamente discorre ad alta voce facendo domande e risposte come se Gesù Sacramentato gli abbia con voce umana parlato”.

Parla a Gesù con amore e fede intensa come un amante appassionato, con il petto affannoso di sospiri ardenti e lo sguardo sempre fisso al tabernacolo. Salve, salve albero della vita che della vita ci doni il frutto. Dal centro di questa terra il mio cuore geme, il mio cuore sospira. Chi potrà darmi ali per volare lassù verso il mio amore? Salve, salve albero della vita, tu della vita ci doni il frutto.
Vedo scritte nelle tue foglie queste parole: non temete nulla! 11tuo verde mi dice “speranza”, e “carità” i tuoi rami, 3 S. Majorano A. Marrazzo, Allegramente facendo la volontà di Dio, Materdomini 2000, pp. 23-24.

La tua ombra “umiltà”. Salve, salve albero della vita: in te io trovo il frutto della vita. Dal centro di questa terra il mio cuore geme, il mio cuore sospira. Chi potrà darmi ali per volare verso il mio amore? Salve, salve albero della vita, sotto la tua ombra io voglio gemere, ai tuoi piedi io voglio morire.

“Parlando di Dio Gerardo diveniva infiammato, ansante fino al punto di mancargli il respiro. E una volta fu costretto a cercare dell’acqua e se la versò sul petto per estinguere le fiamme che egli diceva sentirsi accese e che gli toglievano il respiro”. Intanto, il suo superiore lo nomina sagrestano. Pensa che felicità per Gerardo: poter dedicare a Lui non solo il suo tempo libero, ma fare anche il suo lavoro ordinario davanti a Gesù Sacramentato! “A memoria d’uomo, non si era mai vista, né mai si sarebbe vista dopo, quella chiesa così pulita e lucida”. E che fatica staccarsene! Il Padre Tannoia racconta: “Mi trovavo in chiesa senza che Gerardo se ne accorgesse, lo vedevo passare e ripassare davanti all’altare, lottando contro un dovere che lo chiamava fuori della Chiesa e la compagnia del suo Gesù che lo tratteneva davanti al tabernacolo. Genufletteva e si alzava come preso da una forza che lo tratteneva. Quando alla fine, davanti all’urgenza del dovere, staccandosi con grande sforzo, gridò: “Lasciatemi andare, ho da fare! E corse alla porta.”
E tu? Quante volte, invece, fai il contrario?
Uno sforzo immenso per restare fermi in preghiera e.. .alla prima distrazione, al primo piccolo impegno, anche di poco conto, sei già fuori dalla chiesa senza rimpianti! Soprattutto in una cosa servono i Santi: a dimostrarti che mettendo più amore, più impegno, più fede, più dedizione, anche tu puoi riuscire ad essere cristiano impegnato e coerente. Impara ad imitare san Gerardo Maiella! Non rimanere schiavo delle lusinghe del fatuo, del piacere e dell’effimero, dell’autosufficienza, del frettoloso dinamismo e dell’attivismo esasperato. Prendi il largo e punta ai valori dello Spirito e segui l’itinerario con san Gerardo che ti guida e ti sostiene.
Quando Gerardo assiste all’esposizione del Santissimo, malgrado la sua cura di celarsi agli occhi altrui, diviene raggiante in volto e il suo petto si vede ansante e agitato. Mi sembra quasi di sentirlo dire: “Amiamo il nostro Dio che solo merita di essere amato. E come potremmo vivere se di cuore non amassimo il nostro caro Dio?”

Non si sa dunque se è il caso di definire l’amore come una sorta di follia. Esso infatti trascende la ragione. Non sono forse tutti gli innamorati un po’ pazzi?... E a te, non è mai capitato? L’amore di Dio è la grande follia e l’Eucaristia ne è l’espressione più chiara. A Gesù che un giorno lo ha chiamato “pazzerello”, Gerardo con semplicità risponde: “Signore, non sono io che apprendo da voi la pazzia? Perché essendo voi un Dio infinito vi siete chiuso in una stretta custodia per amor mio”. Ah, potessimo anche noi cambiare vita ed entrare nell’orbita di un amore così caldo e avvincente! Potessimo stabilire con Gesù quel rapporto esclusivo ed intimo che cambia tutta la vita.

Siamo pazzi a non essere pazzi di amore per Gesù!!! Ci stiamo giocando la nostra felicità non solo in Cielo, ma anche qui sulla Terra! Cos’altro si potrebbe temere sapendo che Lui è con noi lì, nel tabernacolo, giorno e notte, lì chiuso non per restarvi sempre imprigionato, ma per venire a scaldare il nostro cuore... Così scriveva anche una ragazza siciliana, Maria Barba: “Ora conto le ore nell’attesa della Santa Comunione: penso che l’amore Suo infinito aspetti con impazienza il momento di unirsi alla nostra anima”.

E ancora: “Una notte, destandomi soavemente come una bambina svegliata da un bacio amoroso, mi trovai con lo spirito sollevato a Gesù e, pensando alla Comunione del giorno dopo, sentii la mia anima e il mio cuore immensamente dilatati, vuoti di ogni cosa, nell’attesa di Lui. - Vieni Gesù, vi è posto solo per Te, gli dico spesso. - Oh dolcissimo, vieni, non voglio che Te per la mia anima, per le mie potenze, per i miei sensi, per la mia carne. Scrutami tutta e vedi se c’è in me qualche cosa, altro desiderio che non sia per Te. Se trovi una fibra che non sia Tua o che a Te non piace, strappala forte. Fa presto”.

“Una volta, stando raccolta dopo la Comunione, a ringraziare Gesù, sentii come un sottile raggio passarmi il cuore. Dapprima non vi posi importanza sembrandomi un fatto fisico, ma si ripetè ancora e tanto a lungo che mi sembrò di svenire. Mi abbandonai fra le Sue braccia presa dal cumulo di finezze e di delizie del Suo folle amore e:- O Gesù, sono ferita, abbi pietà di me che sono ferita dal Tuo amore. Dicevo così, ma quanto mi è caro lasciarGli fare in me quello che vuole! Con la Sua grazia darei tutto il mio sangue pur di amarLo di più”.

Queste pagine autobiografiche fanno ben constatare come Gesù si dona con larghezza a quanti con larghezza si donano a Lui. Sarebbero forse negati a te questi tesori di felicità? Non direi. Leggiamo di Santa Teresa:

“Accostandoci al Santissimo Sacramento con grande spirito di fede e di amore; una sola comunione basterebbe per lasciarci ricchi. E che dire di tante? Ci accostiamo al Signore unicamente per cerimonia: ecco perché ne caviamo poco frutto. O mondo miserabile che accechi chi vive in te perché non scopra i tesori che potrebbe acquistare con le eterne ricchezze”.

Tu non puoi dimenticare poi, ciò che ha detto Giovanni Paolo II alla chiusura della Giornata Mondiale della Gioventù il 20 agosto 2000: Carissimi ritornando alle vostre terre, mettete l’Eucaristia al centro della vostra vita personale e comunitaria. Amatela, adoratela, celebratela soprattutto la domenica, giorno del Signore. L’Eucaristia è il Sacramento della presenza di Cristo che si dona a noi perché ci ama. Egli ama ciascuno di noi nella vita concreta di ogni giorno: nella famiglia tra gli amici, nello studio e nel lavoro, nel riposo e nello svago. Ci ama quando riempie di freschezza le giornate della nostra esistenza e anche quando, nell’ora del dolore, permette che la prova si abbatta su di noi: anche attraverso le prove più dure, infatti, Egli ci fa sentire la Sua voce. Vivete l’Eucaristia testimoniando l’amore di Dio per gli uomini. Affido a voi, carissimi amici, questo che è il più grande dono di Dio a noi pellegrini sulle strade del tempo, ma recanti nel cuore la sete di Eternità.
Ho invitato tutta la terra a benedirti, a servirti! Per sempre senza mai cessare! 11mio cuore unito a te Amore! Ho invitato il mare infinito a benedirti, a servirti! Per sempre, senza mai cessare! Ho chiamato, ho invitato tutti gli uccelli del cielo a benedirti, a servirti per sempre senza mai cessare! Ho chiamato, ho invitato anche la scintillante stella del mattino per sempre senza mai cessare! Il mio amore, sì lo sento, è qui accanto a me... per sempre senza mai cessare! Velo che lo nascondi, apriti! Voglio vedere il mio diletto per adorarlo, per amarlo per sempre senza mai cessare.

San Gerardo è così innamorato di Gesù Eucaristia... L’amore fa fare cose folli! Folli secondo logiche che non appartengono a questo mondo... Chi ha seguito Gesù è sempre stato considerato un pazzo. Invece chi non l’ha seguito è stato spesso infelice: come il giovane ricco (cfr. Me 10,17-22). Segui questa storia, raccontata da Teresina Caffi: “Ti mancava una cosa sola” Non sappiamo il tuo nome, ma meglio così. Sei tutti noi. Eri giovane, ma avevi già un passato da raccontare e una posizione, economica e non solo. Eri anche una persona perbene, un bravo ragazzo, come si dice. Vorremmo tornare a quel tuo incontro straordinario con Gesù, il giorno che passò dal tuo paese. Chissà quante volte anche tu ci sarai ritornato su, col pensiero, nella tua vita, nelle notti insonni o nelle pause del giorno. Dovevi esserne rimasto affascinato. Dovevi aver detto anche tu: “Nessuno parla come costui!”.

Quel giorno, mentre stava andandosene, non hai voluto perdere l’occasione di incontrarlo. Ti sei slanciato verso di lui senza che egli ti cercasse (o non era forse lui quella nostalgia d’infinito che già bruciava in te?), gli sei caduto alle ginocchia, come i tuoi servi davanti a te. Gli hai posto la domanda a cui solo lui, ne eri certo, poteva rispondere: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Forse ne avevi sentito parlare da lui: fatto sta che tu ci credevi che la tua storia non sarebbe finita su questa terra. Il Maestro t’aveva rimesso, al di là di ogni infatuazione, davanti all’Unico buono. E t’aveva snocciolato i comandamenti delle relazioni umane secondo Dio.
Non era facile per te esservi fedele, ma ce l’avevi fatta. Non avevi ammazzato nessuno, lasciavi ad ognuno la sua donna e i suoi beni, e mai nessuno avevi danneggiato con la menzogna e l’inganno. Tuo padre e tua madre li avevi rispettati... Con che gioia hai detto a Gesù: “Ho sempre obbedito a questi comandamenti”. Gesù non ti ha guardato semplicemente come si guarda uno che parla; ti fissò, dice Marco, precisando: ti amò. Era come se volesse per primo offrirti quel più d’amore che stava per chiederti. “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi.”. Non avresti mai pensato che ti chiedesse tanto. Forse un’elemosina più consistente, pensavi, una preghiera più lunga, una penitenza. Ti è mancato il fiato. In un istante, hai rivisto tutto quello che avevi e quello che speravi di avere. Dare tutto a chi non ne aveva diritto? E poi.. .seguire Gesù: dove? Con che prospettive? Inutile chiederti come mai, pur avendo scelto di rifiutare liberamente, sei rimasto triste. La conosciamo questa tristezza, questa falsa libertà. Il dramma di non volare alto per godere a bassa quota, eppure rimanere infelici. L’impotenza di vedere il bene, di volerlo anche, senza riuscire a sceglierlo. Certo, ti capiamo! Vorremmo però capire che cosa non ha funzionato nella tua storia, cioè nella nostra. Anche Simone e Andrea non avevano capito niente di Gesù, anzi non gli avevano neppure fatto la tua bella domanda, e forse non erano neppure osservanti come te. Eppure, subito, l’hanno seguito! Perché loro sì e tu no? “Perché aveva molti beni”, sembra aiutarci Marco. Il mistero 66 II Santo Giovane dei Giovani della ricchezza! S’attacca al cuore, alla mente, alla volontà come una zavorra. Uno apre le ali e non sa più volare! Uno prova ad amare e non dà che qualche battito. Uno prova a camminare, ma non ce la fa a trascinare tutto. Ad ascoltare, ma le orecchie sono tappate. A vedere, ma è come se non vedesse. Esigenze, esigenze, esigenze.. .Guai se manca una cosa, guai se non c’è l’altra. A differenza di te, che almeno te ne sei andato triste e hai misurato l’enorme nostalgia che, chissà, forse un giorno avrebbe potuto spingerti a tornare, noi invece crediamo che si può mettere insieme l’aver molto e la vita eterna, l’accumulo di beni e la fede in Gesù Cristo. Credici, amico lontano, siamo ben più disgraziati noi. Fa’ una cosa: regalaci un po’ della tua tristezza, anzi tutta. La tristezza nasce dal non seguire Gesù, dal non seguire i suoi piani, pur riconoscendoci in essi. San Gerardo è felice perché ha detto il suo sì, pronto e fedele.

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Ultimo aggiornamento 27/07/2021