San Gerardo Maiella
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Cammino della volontà di Dio

Capitolo X

Non è facile fare la volontà di Dio. San Gerardo fa tutto allegramente! Come tanti altri uomini di buona volontà. Come ebbe a dire un giorno anche P. Charles de Foucauld: "Padre mio, io mi abbandono a te. Fa' di me quello che ti piace"... Siamo nel 1755 e Fratel Gerardo si trova a Materdomini dove si sono ripresi i lavori per il restauro della chiesa e l'am- pliamento del convento. Il superiore, padre Caione, ha affidato a lui l'incarico di sovrintendere ai lavori e Fratel Gerardo non solo vi si dedica con tutto l'ardore, ma si mette a lavorare con gli operai. Un giorno, il superiore lo chiama: - Gerardo mio, come dobbiamo fare? Stasera devo pagare gli operai e finora non sono riuscito a trovare il denaro sufficiente. Cosa daremo a questa povera gente che deve porta- re il pane a casa? - Padre mio, - risponde Gerardo rassicurante - non vi preoccupate: la soluzione è tanto semplice! Andiamolo a dire al "PADRONE". - Quale padrone? - domanda il superiore sorpreso. - Come! - replicò Gerardo - Quello che sta sull'altare della Chiesa... Rendo l'idea? Adesso ci vado a parlare io. Si scrolla di dosso con rapide manate i calcinacci e corre verso la chiesa. Si inginocchia alla balaustra, fa una breve preghiera; poi si alza, sale i gradini dell'altare, scosta l'antipendio ricamato con la sinistra e con la destra picchia discretamente alla porticina dorata del ciborio, confidando al "Padrone" l'incresciosa difficoltà economica. Di lì a poco suona il campanello della portineria. Gerardo corre: uno sconosciuto signore gli mette tra le mani la somma esatta per le paghe della sera!
Tuttavia non si può chiedere un miracolo ogni volta. Il superiore decide di organizzare una questua ad ampio raggio. Chi mandare? Fratel Gerardo, naturalmente. Dovunque è stimato santo. Ha aiutato tanti.. .non aiuterebbe ora lui? Eppure, Fratel Gerardo non sta bene; lo si sorprende spesso a tossire e sputare sangue. Che fare? Egli sicuramente obbedirebbe immediatamente e allegramente, come sempre. Sì, Gerardo ama talmente l'obbedienza ai suoi superiori che si può leggere anche nel loro pensiero. Il Buon Dio si è compiaciuto di donargli anche questo miracoloso segno, forse per evidenziare davanti a tutti che il religioso che obbedisce al superiore, sta ubbidendo a Dio. I superiori di Fratel Gerardo spesso formulano nel loro pensiero il loro desiderio: "Gerardo vieni subito qui", ed ecco che il caro fraticello umilmente arriva per chiedere cosa gli è richiesto. Il p. Caione chiama Gerardo, lo fissa negli occhi e, senza parlare, formula nella mente questa frase: "Gerardo, in nome della Santissima Trinità voglio che tu stia bene e vada a fare la questua'. - Vostra Reverenza non parla... eppure io intendo.. .io ubbidisco: sto meglio e vado a fare la questua. Fratel Gerardo intraprende così il suo ultimo viaggio di questuante durante il quale dà tutto se stesso. I fatti straordinari non si contano, frutto del suo folle amore per Cristo e i fratelli, ma intanto il Signore ha un altro progetto: quello di chiamarlo a Sé. Egli ha solo ventinove anni, ma è pronto per il cielo. Ha chiesto al suo caro Dio di morire tisico e sa che presto sarà esaudito. Infatti, prima che il lungo giro di questua si concluda, lo colgono violente emottisi che lo lasciano tramortito. Così scrive al superiore: Sappia V. Reverenza che mentre stavo ginocchioni nella chiesa di S. Gregorio, mi venne un butto di sangue. Ieri sera, a Buccino, mentre mi volevo coricare; mi venne la solita tosse e buttai sangue alla stessa maniera. Ora avviso vostra Reverenza per sapere come devo fare: se volete che me ne venga, subito me ne vengo, e se volete che seguiti la cerca, la seguiterò senza incomodo...

Via su, mandatemi un'obbedienza forte e sia come sia; mi dispiace che vostra reverenza si metta in apprensione. Allegramente padre mio caro, non è niente. Raccomandatemi a Dio che mi faccia fare in tutto la sua divina volontà.1 Nel leggere questa lettera, il superiore si commuove fino alle lacrime, preso dall7ammirazione e forse dal rimorso. Il caro Gerardiello, invece, non è commosso affatto, ma se ne sta tutto puro e allegro nel suo spirito di obbedienza. I suoi occhi sono solo per il "suo caro Dio77 che considera il vero e unico movente di tutto. Imperturbabili sono anche la sua letizia e la sua pace. In una lettera, ha scritto: IO NON MI SONO POTUTO FAR CAPACE COME UN'ANIMA SPIRITUALE CONSACRATA AL SUO DIO, POSSA MAI RITROVARE AMAREZZA SU QUESTA TERRA COL NON PIACERGLI IN TUTTO SEMPRE LA BELLA VOLONTÀ DI DIO, ESSENDO QUESTA L'UNICA SOSTANZA DELL'ANIMA NOSTRA.

Certamente, per noi, non c7è parola più antipatica di questa: OBBEDIENZA. Essa sembra racchiudere in sé ogni aspetto negativo nei nostri rapporti; sembra quasi sinonimo di schiavitù, di mancanza di personalità; obbedire in famiglia, a scuola, a tutte le leggi sociali diventa una realtà quasi asfissiante. PERCHÉ? Forse perché c'è DIFFIDENZA: "Chi sei Tu, che vieni a dire a ME..."? Forse perché non c7è fiducia: "Che ne sai tu di ciò che è meglio per ME?" Fra ME e gli altri si stabilisce una barriera, non c'è Amore.

Per un cristiano, tanto più per un religioso, le cose si rovesciano: se al di là delle apparenze, delle circostanze, delle persone, riesco a vedere la mano di Dio che mi conduce verso un bene più grande, il resto diventa secondario, un semplice anonimo mezzo. Il cuore si pacifica, anzi entra nella gioia. Forse mi dirai: E perché dobbiamo obbedire a Dio, cioè fare la Sua Volontà? Perché è il tuo Creatore. TI AMA. Ci credi, ti fidi? Se per ipotesi la ragazza di cui sei innamorato ti dicesse: - Saresti più bello senza barba. Cosa faresti? Non prenderesti in considerazione le sue osservazioni? Gerardo sapeva di essere amato da Dio e obbedire alla Sua voce era la sua vera LIBERTÀ. Quando nel superiore obbediva a Dio, era sicuro di non andare fuori strada. Cieca era la sua obbedienza perché cieco il suo amore. Accogliendo dalle tue mani la vita, dalla tua provvidenza e dalla tua misericordia ogni cosa, tutto diventa buono, tutto è grazia. A renderci beati ci basti la tua volontà, ci basti la certezza della tua misericordia e del tuo dono. Allora le cose di questo mondo non ci imprigionano, ma ci liberano. Sono rivelazione del tuo Amore di Padre: e questa è la beatitudine.

Una volta, Gerardo si trovava con il suo superiore presso il vescovo di Melfi. Al momento di partire, dietro le insistenze del vescovo, il superiore permette che Gerardo rimanga con lui per altri due giorni, alla scadenza dei quali si accinge a ritornare in convento; non c'è verso di poterlo trattenere nemmeno un minuto senza il permesso del suo superiore. Ad un certo punto, Gerardo si rende conto con sgomento di aver smarrito la strada. Si ritrova ai margini di un bosco sconosciuto e alle spalle gli giunge il fragore del fiume Ofanto in piena. Non riesce nemmeno a tenere il cavallo che si impenna nervoso. Ogni passo può far precipitare cavallo e cavaliere nei gorghi precipitosi. Gerardo prega, trema dal freddo, colpito da scrosci d'acqua. All'improvviso, appare qualcuno, come una forma evanescente nella notte. Una mano afferra il cavallo per le briglie e uno sghignazzare sorge nelle tenebre: - A noi due, ora! - Ah, sei tu... Bestia immonda, nel nome di Gesù e Maria ti ordino di condurmi dritto a Lacedonia senza sgarrare e senza farmi del male. Soggiogato, rabbioso, ma DOCILE, Satana conduce "saggia-mente" il suo cavaliere.4 Che avventura eh? E dire che anche il diavolo deve obbedire! Intanto Fratel Gerardo scrive al superiore dopo le tremende emottisi e, naturalmente, questi gli dice di tornare al convento. Ormai, Gerardo è fisicamente distrutto. - Padre mio, dice al superiore, non vi dovete rammaricare per la mia salute. Se mi sono ridotto così non è stato perché ho fatto l'ubbidienza agli ordini di Vostra Reverenza, ma perché è la volontà del mio caro Dio. E voi non sapete quanto è grande il mio desiderio di unirmi a Lui. Sorretto dai confratelli raggiunge la sua cella per mettersi a letto.

- Su questo letto, esclama, ora mi figurerò di stendermi ed essere inchiodato sulla croce e fare la volontà di Dio. Sulla porta fa scrivere: "QUI SI FA LA VOLONTÀ DI DIO, COME VUOLE DIO, E PER TUTTO IL TEMPO CHE VUOLE DIO". Sono gli ultimi giorni della sua vita. Fratel Gerardo patisce tanto. Tutto sembra avviato alla fine. Gli viene somministrata l'estrema unzione. Ma ecco sopraggiungere un colpo di scena. Gli giunge una lettera del padre spirituale che gli ordina di non sputare più sangue. - E allora che pensi di fare? Gli chiedono. - Ubbidire, naturalmente! E, rivolgendosi al fratello infermiere, gli chiede la cortesia di portar via la sputacchiera. Come per incanto, cessano le emottisi. Gli fanno intendere che l'intenzione del suo direttore è quella che lui guarisse del tutto. - Sì, sì padre, ho capito. Io voglio obbedire sempre e in tutto. L'indomani, il medico con sua grande meraviglia non trova più il malato nella sua cella! Sente un festoso richiamo in fondo al corridoio. E Gerardo che mangia allegramente una pesca.... Questo caro Dio sta proprio giocando all'Amore, invaghito della candida obbedienza del suo Gerardo che vuole rendere "vistosa" fino alla fine... È tuttavia, solo un gioco. Fratel Gerardo confida a un amico che tanto si rallegra nel vederlo guarito: - Devi sapere che dovevo morire proprio il giorno 8 set-tembre per andare a godermi in Paradiso la festa della Madonnina di Materdomini; ma il Signore mi ha voluto concedere altri pochi giorni di vita. E così è.
E il 16 ottobre 1755 quando vola in cielo, all'una e trenta.

Il giorno si è concluso ed è tempo
che io intraprenda il viaggio
verso l'eterno mare.
Colui che ho amato,
Colui che ho atteso,
Colui che ho desiderato, eccolo, viene.
A velo scoperto lo vedrò. Faccia a faccia lo vedrò.

In quell'attimo senza fine che diventerà senza tempo, 10 lo vedrò perdendomi nel suo eterno mare...

Corri, corri anima mia all'estremo orizzonte, attendi ai confini della terra lì dove si spegne la luce di questa umana vita e si accende lo splendore del suo infinito cielo.

Canta, canta anima mia tutte le tue melodie danza, danza nella speranza
11 tuo cantico d'amore.

Esulta, esulta anima mia, e mentre la carne appassisce ecco, sboccia il tuo fiore bello, giovane, eterno.

Apri, apri le braccia dilata il tuo estremo desiderio perché l'amore viene con il suo anello d'oro. Bello è il mio amore! Cantino con me i cieli. Benedicilo tu, anima mia. Mo

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Ultimo aggiornamento 27/07/2021