San Gerardo Maiella
A+ A A-

Anime inquiete

Capitolo XVIII

Verso la fine di ottobre del 1752, il padre Fiocchi predicò gli esercizi spirituali a 31 sacerdoti della diocesi di Lacedonia, guidati dal loro vescovo mons. Nicola De Amato; il 3 novembre, un secondo corso, ancora più numeroso, ai sacerdoti della diocesi di Melfi, anch'essi col loro vescovo, mons. Teodoro Basta; un terzo corso verso 1'8 o il 9 novembre, a un gruppo misto di sacerdoti e secolari delle diocesi limitrofe.

Dopo la partenza degli ospiti e gli impegni faticosi di quei giorni, sotto una pioggia insistente e noiosa, il santo raggiunse Lacedonia, la città cara ai suoi ricordi giovanili. Attraversò la piazza, visitò la chiesa - Gesù, come sempre, era il primo servito - e corse difilato al palazzo dei Cappucci con la lieta furia di rivedere gli amici.

Nel seminterrato, il cavallo bendato, bianco di farina, come gli uomini, come l'aria, come le cose, continuava a rigirare la macina del mulino con frastuono assordante; ma l'ampio portone di pietra viva, con lo stemma gentilizio, si apriva sul piano rialzato. Era la piccola reggia di don Costantino, un gentiluomo all'antica che riempiva le sale con la sua figura solenne e bonaria e la sua risata cordiale e rumorosa. Accanto a lui si moveva, semplice e disinvolto, il fratello don Antonio, arciprete della cattedrale, anima di apostolo, da sei anni figlio spirituale del padre Cafaro. L'austero religioso aveva alloggiato in palazzo insieme a Sant'Alfonso e a molti padri venerandi, durante la missione del 1746, e da allora esercitava il suo influsso benefico su tutta la famiglia, specialmente sull'arciprete e sulla signora Emanuela Lerreca, donna saggia e laboriosa, dedita al culto della religione e dei figli. Ne aveva otto : quattro maschi e quattro femmine di cui tre interessano la nostra storia, Nicoletta, non ancora quindicenne, e le sorelle minori Maria-Antonia e Maria-Teresa, rispettivamente di dodici e dieci anni.

La famiglia Cappucci, per censo, nobiltà e virtù, era stimata, a ragione, la prima della città. Vi confluivano perciò le personalità più illustri dell'università e del clero che animavano quelle conversazioni di salotto, tanto care alle dame del Settecento e ai loro pettegolezzi. Ma questo non avveniva in casa Cappucci dove la nobiltà un po' rusticana della provincia si disposava volentieri con le norme della sincerità e del rispetto.

Soleva parteciparvi un magistrato della città, Candido Caggiano, padre di numerosa prole che educava secondo le norme della più rigida disciplina religiosa. Le due figlie maggiori, Saveria e Veronica, rispettivamente di ventisei e ventiquattro anni, erano monache di casa: indossavano un corpetto nero in segno di distacco dal mondo e si dedicavano alle opere di carità. Il terzogenito, toccava col suddiaconato, le soglie del sacerdozio. Sarà in seguito istruttore del principe Doria a Roma; parroco di Melfi e Venosa; infine vicario capitolare della diocesi. Veniva poi, in ordine discendente, colei che avrebbe avuto un'importanza decisiva nel corso della nostra storia, la Nerea : una giovane ventenne che sembrava superare gli altri per pietà e religione. La prima in chiesa, la prima ai sacramenti ne sapeva qualcosa il cappellano, don Benigno Bonaventura, costretto ad ascoltare le sue frequenti lunghissime confessioni. Anche i suoi atteggiamenti sembravano improntati a pietà: forse qualche volta erano un po' molli e sensuali; forse qualche volta un po' irrequieti. Quando, per esempio, i suoi occhi neri e ardenti si aprivano a spiare la vita con una grazia alquanto civettuola. Ma, si sa, a venti anni, non si può essere maturi. E la cosa passava inavvertita.

Questo era l'ambiente dove Gerardo veniva a trovarsi quando capitava a Lacedonia e vi capitava piuttosto spesso. Aveva così l'occasione di rivedere quei notabili già conosciuti otto anni prima come cameriere di mons. Albini. Essi lo ricordavano ancora per la sua ammirabile pazienza e le preghiere prolungate davanti al Santissimo. Ora poi, con la veste religiosa, con la fama accresciuta delle virtù e dei miracoli, la loro stima era salita alle stelle. Ogni sua azione, ogni suo gesto, era seguito con curiosità e raccontato per edificazione. Era il santo della mortificazione che cospargeva i cibi di erbe amarissime ; che dormiva per terra, scompigliando il letto ogni mattina; che si caricava di cilizi e pregava minterrottamente.

Ma un giorno, come si narra, un fatto nuovo finì per imporlo all'attenzione generale : erano tutti raccolti in salotto quando don Costantino entrò a parlare di un quadro della Madonna, acquistato per la sua galleria. I presenti manifestarono il desiderio di vederlo e Gerardo venne introdotto con gli altri. Egli lo guardò e riguardò poi, ad un tratto, acceso in volto, esclamò : « Com'è bella! Com'è bella!». E volò fino all'immagine che pendeva alta dalla parete, tempestandola di baci. Dopo di che, si ebbe l'impressione di trovarsi di fronte a un santo del paradiso. Tutti lo ascoltavano rapiti per ore e ore e uscivano migliorati dai suoi discorsi: specialmente le giovani Cappucci, che ne parlavano con entusiasmo alle loro coetanee.

Fu così che parenti e conoscenti affollarono la casa : tra cui la Nerea Caggiano. Gerardo parlava loro a lungo di altre coetanee che aveva incontrate nel conservatorio di Foggia e nel monastero di Ripacandida : anime vergini che celebravano perpetuamente le nozze con l'Agnello Immacolato. Quando toccava questo tasto, egli si trasfigurava in volto e si accendeva negli occhi come invasato dallo Spirito, strappando acclamazioni e consensi da quelle anime innocenti. Ormai Maria-Antonia e Maria-Teresa Cappucci non sognavano che la veste rossa e il manto azzurro del conservatorio di Foggia e ne parlavano spesso col padre. Il pio gentiluomo ascoltava, sorridendo, le due piccine ; poi, rivolto alla più grandicella, alla Nicoletta, le diceva : « E tu, cara, cosa vuoi fare ? ».

La Nicoletta arrossiva e taceva, combattuta tra due opposte volontà.

Anche la Nerea era in lotta, una lotta di sentimenti tra quel piccolo mondo che amava : quell'angoletto di chiesa, quel confessionale, quel prete, quelle funzioni, quelle vie, quei ritrovi, e quel mondo eroico che intravedeva nei momenti di fervore, quando Gerardo era lì col fascino della parola e la fama dei miracoli. Poi egli si allontanava e sulla sua anima in tumulto si spianava la bonaccia della vita d'ogni giorno.

Erano così le cose, quando Gerardo giunse in casa Cappucci, in quelle giornate piovose di fine novembre del 1752. Veniva per la questua del vino e del grano, veniva a ripetere le gesta e l'organizzazione capillare di Melfi. trasformando anche questa cittadina nel cantiere sonante della carità. Si vedeva avanzare di porta in porta dalla mattina fino a notte inoltrata, tra il fango della strada e la pioggia del cielo, lasciandosi dietro uno strascico prolungato di riconoscenza e di benedizioni spirituali, ma questa volta, più che con la parola, parlava con l'eco dei suoi miracoli.

Uno dei più strepitosi, riferito nei processi apostolici, avvenne in contrada « Cancello » presso la signora Migliola, vedova De Gregorio. La signora, ancora quarantenne, viveva col suocero e due bambine, in una relativa agiatezza campagnola, ma dava volentieri il superfluo ai poveri e ai religiosi di passaggio. Con Gerardo fu di una generosità senza pari, e ne ebbe una giusta ricompensa. Infatti un giorno, la signora fece cadere il discorso su una botte di vino andata a male. Parlava così, giusto per dire, perché era rassegnata e tranquilla: « Quando Dio manda le disgrazie, bisogna accettarle con pazienza ».

« Quale disgrazia ? », aggiunse Gerardo e sorrise come per dire « Non ci credo! ».

Allora la signora, alquanto piccata, rispose: « Ah, non ci credi ? Vieni, vieni, voglio che ci metta il dito come San Tommaso ». Scesero in cantina ; ma, mentre la donna si curvava a spillare il vino, egli tracciò un bel segno di croce sulla botte : poi attese, calmo calmo, che l'altra gli presentasse il bicchiere: - Vi accostò appena le labbra e glielo restituì, dicendo : « Lo dicevo io ? Il vino è squisito ».

E la lasciò interdetta col bicchiere in mano.

Ma non finirono qui i suoi benefici, perché il santo, anche nel futuro, non dimenticherà i suoi benefattori.

Un domestico della stessa famiglia, testimone dei suoi prodigi, dopo qualche tempo, fu sorpreso da spasimi viscerali si acuti che emetteva grida laceranti. Una sera, nel più vivo dei suoi dolori, ripensando a quel fratello tanto buono e miracoloso, esclamò : « Gerardo, fratello mio, dove sei ? Perché non mi aiuti ? ». Aveva appena proferite queste parole, quando la porta si aperse davanti al passo leggiero di Gerardo che, raggiunta la sponda del letto, gli disse: « Tu mi chiami in aiuto ed io vengo ad aiutarti. Hai fede in Dio ? Credi e sei guarito ».

Lo sfiorò con un segno di croce e sparì. L'infermo si alzò dal letto guarito.

Così, tra un miracolo e l'altro, a dispetto del tempo avverso, la questua procedeva nel modo migliore, tra un coro sempre più nutrito di ringraziamenti, quando una mattina Gerardo ricevette l'ordine del Padre Fiocchi di trovarsi in serata nel vescovado di Melfi. Lo avrebbe atteso lui stesso.

L'ordine troncava le più belle speranze in una zona ormai dissodata, ma gli ordini vengono dal cielo e il santo partì senza rimpianto, scendendo verso la valle dell'Ofanto, ridotta ad una vasta palude per le piogge insistenti di quei giorni. Si era proposto di toccare, andando verso Melfi, la città di Carbonara, per dare le necessarie disposizioni ai benefattori del luogo.

Lo ricevette con cordiale amicizia il dottore Antonino di Domenico che aveva l'abitudine di accogliere religiosamente i missionari di passaggio : lo fece accomodare accanto al caminetto crepitante di fiamme, mentre le donne preparavano la mensa e se ne uscì con un pretesto qualsiasi. Rientrò poco dopo con un giovane ecclesiastico, figlio del governatore della città, colui che poi stenderà la relazione precisa dei fatti : « è il nostro amico don Matteo Serio », disse presentandolo a Gerardo, « come vedi, qui non ti mancherà una buona compagnia anche per questa sera, perchè... non vorrai mica partire con questo tempo da lupi ? Senti come piove a dirotto! Adesso ci facciamo quattro chiacchiere allegramente, poi mangeremo un boccone in grazia di Dio e poi... poi Dio provvederà».

Ti ringrazio, don Antonino mio », rispose, « ti ringrazio proprio di cuore, ma vado di fretta, perché stasera debbo trovarmi a Melfi. Questo è l'ordine del superiore ».

« Caro fratel Gerardo », interloquì il sacerdote, « mi permetto di farvi osservare che l'ubbidienza va interpretata. Credete voi che se il superiore fosse qui presente, vi farebbe partire con questo tempo ? Ora pranziamo in santa pace. Poi vedremo che tempo farà e, secondo il tempo, ci regoleremo anche noi ».

« Speriamo che faccia buon tempo», soggiunse Gerardo, « perché debbo partire ad ogni costo ». In quel momento la domestica annunziò che il pranzo era servito e ognuno prese il suo posto. Così cadde il discorso della pioggia e si parlò d'altro. Don Matteo chiese notizie del padre Giovenale e del padre Cafaro ; da quest'ultimo si era confessato l'anno prima nel seminario di Conza : che uomo di Dio ! E, visto l'interesse che suscitava il discorso, lo continuò per un pezzo. Gerardo infatti rispondeva con molta giovialità e, tutto preso da questo argomento, sembrava non pensasse ad altro. Ma, a un certo punto, si alzò da tavola e annunziò risolutamente che doveva partire.

« Questo poi no », interruppero ad una voce il padrone e il sacerdote, « lasciarvi partire con questo tempo, sarebbe per noi imprudenza grande. E poi, come fareste a passare l'Osento e l'Ofanto Dovreste raggiungere il ponte sulla Pietra dell'Oglio, ma si allungherebbe la strada e l'ora è già tarda ».

Gerardo, con tono fermo, ma calmo e quasi compunto, rispose « Compatitemi, per amor di Gesù Cristo. Mi aspetta questa sera nel vescovado di Melfi il padre Fiocchi e non posso restare. Per 1'Osento, non ho paura : ho un cavallo rosso e forte che sa camminare siearo dentro l'acqua ; per l'Ofanto, mi regolerò per via. Se continua a piovere così e il fiume è in piena, me n'andrò per il ponte, allungando un po' la strada. Se il tempo si rimette, prenderò la scorciatoia, perché come ho detto, il cavallo è forte e sa passare per l'acqua. Ma, per carità, non trattenetemi! Anzi vi dico che se non esco di casa il tempo non si aggiusta».

Così dicendo, si avviò verso la stalla per vedere se il cavallo avesse mangiato la biada. I due, rimasti soli, ancora sotto l'impressione di quelle ultime parole, mormorarono: « Costui crede d'aver in tasca la pioggia e il sereno. Con che sicurezza ha parlato : se non esco di casa, il tempo non si aggiusta! Vogliamo proprio vedere se è stato un buon profeta. Acceleriamo la sua partenza ora che piove a dirotto e vedremo ». E, raggiuntolo nella stalla, il padrone gli disse: « Senti, Gerardo, giacchè vuoi partire, parti subito, perché è tardi e chissà se arriverai a due tre ore di notte. Ti farò accompagnare da due garzoni fino a che passi l'Osento, ma son sicuro che dovrai tornare indietro. Vedi come piove e quant'acqua mena il vallone ! ».

Gerardo uscì dalla stalla, salutò calorosamente gli amici e s'incamminò sotto la pioggia, seguito dai due uomini di compagnia, anch'essi a cavallo. Appena svoltata la strada, un sole lucido e bello irruppe da un ingorgo di nubi, sfolgorando sulla valle impantanata. Giunti sulle sponde dell'Osento, i due uomini si trassero indietro atterriti: l'acqua era torbida e violenta.

« Coraggio ! », gridò Gerardo, « non abbiate paura ! ».

E si gettò con tutto il cavallo nel forte della corrente. I due uomini lo seguirono non senza difficoltà, poi tutti e tre spronarono verso l'Ofanto.

Il fiume, travolte le sponde, aveva invaso le terre vicine, trascinando, nella sua furia devastatrice, tronchi d'alberi e rottatisi d'ogni genere. Gerardo si arrestò sull'orlo dell'acqua, misurando con lo sguardo quella massa livida che correva all'impazzata, mentre i due uomini gli gridavano alle spalle : « Non andare avanti ! è pericoloso! ».

Si fece un gran segno di croce e spronò il cavallo, lanciando sugli elementi sconvolti il suo grido augurale : « Via, passiamo in nome della Santissima Trinità! ».

Allora vi furono momenti solenni : quel groviglio di rosso e di nero avanzava lottando furiosamente, sempre inghiottito e sempre risorgente dai flutti. Si vedeva il cavallo fendere le acque col petto e la criniera rialzata e il santo incitarlo con la voce e gli sproni, sollevando le briglie sulle creste spumose. Stavano già tagliando il filo della corrente, quando apparve un albero gigantesco, col tronco puntato sui fianchi della bestia. Ancora un momento e avrebbe travolto ogni cosa.

« Madonna, aiutalo! », gridarono i due uomini dalla sponda, con le braccia al cielo; poi, credendolo irrimediabilmente perduto, si portarono le mani ai capelli, urlando:

« Ahi, fratel Gerardo ! ».

Ma il santo, placidamente, rispose: «Non temete, ché mo' si scosta! », e tracciò in quella direzione un segno di croce. Miracolo ! In un baleno l'albero piegò bruscamente verso destra, lasciando incoluini cavallo e cavaliere.

Dalla sponda finalmente raggiunta, Gerardo sollevò le braccia al saluto, gridando ai due accompagnatori : « Ora andate con Dio! Non c'è più pericolo! ».

E si allontanò sotto il sole morente.

Cancellazione dati iscrizione

Inserisci il numero di cellulare e\o la mail con cui ti sei registrato e clicca sul tasto in basso

CHIUDI
CONTINUA

INFORMATIVA PRIVACY

Lo scopo della presente Informativa Privacy è di informare gli Utenti sui Dati Personali, intesi come qualsiasi informazione che permette l’identificazione di una persona (di seguito Dati Personali), raccolti dal sito web www.sangerardomaiella.it (di seguito Sito).
La presente Informativa Privacy è resa in conformità alla vigente normativa in materia dei Dati Personali per gli Utenti che interagiscono con i servizi del presente Sito nel quadro del Regolamento Ue 2016/679.

Il Titolare del Trattamento, come successivamente identificato, potrà modificare o semplicemente aggiornare, in tutto o in parte, la presente Informativa; le modifiche e gli aggiornamenti saranno vincolanti non appena pubblicati sul Sito. L’Utente è pertanto invitato a leggere l’Informativa Privacy ad ogni accesso al Sito.

Nel caso di mancata accettazione delle modifiche apportate all’Informativa Privacy, l’Utente è tenuto a cessare l’utilizzo di questo Sito e può richiedere al Titolare del Trattamento di rimuovere i propri Dati Personali.

  1. Dati Personali raccolti dal Sito
    • Dati Personali forniti volontariamente dall’Utente

      L’invio facoltativo, esplicito e volontario di posta elettronica agli indirizzi indicati sul sito comporta la successiva acquisizione dell’indirizzo del mittente, necessario per rispondere alle richieste, nonché degli eventuali altri dati personali inseriti nella missiva. Specifiche informative di sintesi verranno progressivamente riportate o visualizzate nelle pagine del Sito predisposte per particolari servizi a richiesta.
      L’Utente è libero di fornire i Dati Personali per richiedere i servizi eventualmente offerti dal Titolare. Il loro mancato conferimento può comportare l’impossibilità di ottenere quanto richiesto.

    • Dati Personali raccolti tramite cookie:

      Nel Sito viene fatto uso di cookie strettamente essenziali, ossia cookie tecnici, di navigazione, di performance e di funzionalità.
      I cookie sono informazioni inserite nel browser, fondamentali per il funzionamento del Sito; snelliscono l’analisi del traffico su web, segnalano quando un sito specifico viene visitato e consentono alle applicazioni web di inviare informazioni a singoli Utenti.
      Nessun dato personale degli Utenti viene in proposito acquisito dal Sito.
      Non viene fatto uso di cookie per la trasmissione di informazioni di carattere personale, né vengono utilizzati c.d. cookies persistenti di alcun tipo, ovvero sistemi per il tracciamento degli utenti.
      L’uso dei cookie di sessione (che non vengono memorizzati in modo persistente sul computer dell’Utente e svaniscono con la chiusura del browser) è strettamente limitato alla trasmissione di identificativi di sessione, necessari per consentire l’esplorazione sicura ed efficiente del Sito.
      I cookie di sessione utilizzati in questo Sito evitano il ricorso ad altre tecniche informatiche potenzialmente pregiudizievoli per la riservatezza della navigazione degli Utenti e non consentono l’acquisizione di Dati Personali identificativi dell’Utente.

  2. Finalità e Base giuridica del Trattamento

    I Dati Personali raccolti possono essere utilizzati per finalità di registrazione dell’Utente, ossia per consentire all’Utente di registrarsi al Sito così da essere identificato. Base giuridica di questo trattamento è il consenso liberamente espresso dall’Utente interessato.
    I Dati Personali forniti dagli Utenti che inoltrano richieste o intendono utilizzare servizi eventualmente offerti tramite il Sito, nonché ricevere ulteriori specifici contenuti, sono utilizzati al solo fine di dare riscontro alle richieste o eseguire il servizio o la prestazione richiesta e sono comunicati a terzi nel solo caso in cui ciò sia a tal fine necessario. Base giuridica di questi trattamenti è la necessità di dare riscontro alle richieste degli Utenti interessati o eseguire attività previste dagli eventuali accordi definiti con gli Utenti interessati.
    Con il consenso espresso dell’Utente i dati potranno essere usati per attività di comunicazione commerciale relativi ad offerte di eventuali servizi offerti dal Titolare. Base giuridica di questo trattamento è il consenso liberamente espresso dall’Utente interessato.
    Al di fuori di queste ipotesi, i dati di navigazione degli utenti vengono conservati per il tempo strettamente necessario alla gestione delle attività di trattamento nei limiti previsti dalla legge.
    È sempre possibile richiedere al Titolare di chiarire la base giuridica di ciascun trattamento all’indirizzo info@sangerardomaiella.it.

  3. Modalità di trattamento

    Il Trattamento dei Dati Personali viene effettuato mediante strumenti informatici e/o telematici, con modalità organizzative e con logiche strettamente correlate alle finalità indicate. Il Trattamento viene effettuato secondo modalità e con strumenti idonei a garantire la sicurezza e la riservatezza dei Dati Personali.

    In alcuni casi potrebbero avere accesso ai Dati Personali anche soggetti coinvolti nell’organizzazione del Titolare (quali per esempio, amministratori di sistema, ecc.) ovvero soggetti esterni (come società informatiche, fornitori di servizi, hosting provider, ecc.). Detti soggetti all’occorrenza potranno essere nominati Responsabili del Trattamento da parte del Titolare, nonché accedere ai Dati Personali degli Utenti ogni qualvolta si renda necessario e saranno contrattualmente obbligati a mantenere riservati i Dati Personali.

  4. Luogo

    I Dati Personali sono trattati presso le sedi operative del Titolare ed in ogni altro luogo in cui le parti coinvolte nel trattamento siano localizzate. Per ulteriori informazioni, è sempre possibile contattare il Titolare al seguente indirizzo email info@sangerardomaiella.it oppure al seguente indirizzo postale Via Trinità 41, 85054 Muro Lucano (PZ).

  5. Diritti dell'Utente

    Gli Utenti possono esercitare determinati diritti con riferimento ai Dati Personali trattati dal Titolare. In particolare, l’Utente ha il diritto di:

    • revocare il consenso in ogni momento;
    • opporsi al trattamento dei propri Dati Personali;
    • accedere ai propri Dati Personali e alle informazioni relative alle finalità di trattamento;
    • verificare e chiedere la rettifica;
    • ottenere la limitazione del trattamento;
    • ottenere la rettifica o la cancellazione dei propri Dati Personali;
    • ottenere l’integrazione dei dati personali incompleti;
    • ricevere i propri Dati Personali;
    • proporre reclamo all’autorità di controllo della protezione dei Dati Personali.
  6. Titolare del Trattamento

    Il Titolare del Trattamento è TC65 S.r.l., con sede in Via Trinità 41, 85054 Muro Lucano (PZ), Partita Iva 01750830760, indirizzo email: info@sangerardomaiella.it

Ultimo aggiornamento 27/07/2021