San Gerardo Maiella
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Cacciatori di anime

CAPITOLO XX

Nella festa del Redentore, il 15 di luglio del 1753, al collegio di Deliceto, Gerardo rinnovò i Voti e poi accompagnò tre confratelli a Melfi per la cura delle acque minerali.
La comitiva fu ospitata dalla vedova Murante che, durante i pasti, osservò come Gerardo si mortificava cospargendo di assenzio le vivande. Per accertarsene, ne volle assaggiare gli avanzi, che trovò amarissimi. Ella ammirò anche la giovialità di lui che, dopo la refezione, sedette al clavicembalo per suonar e cantare.
In seguito, il Majella visitò lo zelante canonico D. Leonardo Rossi il quale, convinto della santità di lui, volle parlargli delle divine perfezioni. A questo argomento, il Santo,nel considerare la infinita amabilità di Dio, divenne estatico con il viso radioso di luce celeste e il cuore infiammato di amor divino. Per temperare quell'incendio, il Canonico dovette aspergerlo di acqua fresca e allora l'estatico ritornò normale ma, confuso per quanto era avvenuto, si accommiatò umiliato da D. Rossi,che rimase riconfermato nella sua persuasione.
Memoranda anche la guarigione del seminarista Michelangelo di Michele, diciottenne, che in quell'ann9 aveva dovuto interrompere per la seconda volta il corso di filosofia e ritirarsi dal seminario per curarsi a casa. Invitato a visitarlo, il Santo gli tastò il polso e poi lo dichiarò guarito.
Difatti, la febbre che prima non lo abbandonava, scomparve.
Nell'incontrarlo, qualche giorno dopo, il Majella gli predisse che sarebbe divenuto Redentorista. Difatti, come scriveva lo stesso giovane, "nonostante il dissenso della famiglia, che lo preferiva sacerdote secolare, il seminarista entrò al noviziato, perché persuaso che, se fosse ritornato al seminario, il Signore lo avrebbe abbandonato".
Di ritorno a Deliceto, Gerardo seppe che il P. Cafaro si era ammalato. Pregò quindi per la sua guarigione, ma il 13 di agosto, mentre si trovava in ricreazione, il Majella entrò in estasi. Interrogato in proposito, disse:
-Contemplo l'entrata del P. Cafaro in Cielo.
Poco dopo, si seppe che quell'uomo di Dio era spirato nel bacio del Signore.
Nel successivo novembre, Gerardo, a richiesta del Vescovo, accompagnò a Melfi il P. Fiocchi, che doveva predicarvi la novena di S. Teodoro.
Sua Eccellenza aveva invitato il Majella per convertire i peccatori della città e, come scriveva il Tannoia, "molte furono le conversioni da lui operate in quella circostanza.
Quando i parroci e confessori incontravano qualche "pecorella" smarrita e sorda alla voce del buon Pastore, la mandavano al Santo, che riusciva a ricondurla all'ovile. Allorché Gerardo vedeva tali persone contrite alle sue parole, le accompagnava presso il P. Fiocchi per la Confessione ".
Ecco qualche episodio straordinario e memorando.
Nel rincontrare un notabile di Melfi, che viveva sacrilegamente, Gerardo gli disse:
-Voi, caro signore, vivete in peccato e quindi, per non andare all'inferno, dovete confessarvi bene per rimettervi in grazia di Dio.
L'altro, sorpreso per quella rivelazione, non protestò, ma seguì docilmente quel saggio consiglio e si emendò.
A una donna, che faceva confessioni sacrileghe, il Majella disse pure':
-Sorella! Come puoi vivere in pace, dacchè sei in disgrazia di Dio? perché non confessi tutti i tuoi peccati, che da tanti anni ormai taci nell'accusa?
Salutarmente impressionata da questa rivelazione oggettiva, la peccatrice si confessò poi con le dovute disposizioni.
Un'altra donna, che pure viveva sacrilegamente, andò a visitare Gerardo per ostentare la propria santità. Ma il Majella le disse:
-Quanta ipocrisia! Da tanti anni ricevete sacrilegamente i Sacramenti e ora pretendete che io vi supponga santa? Andate piuttosto a confessarvi bene, se non volete dannarvi.
La sventurata si convertì e finalmente ebbe pace.
Predicata la novena, il P. Fiocchi andò con Gerardo e altri confratelli ad Atella per una missione. perché ospitati dai signori Grazioli che provvedevano loro anche il vitto, il Santo aveva poco da fare e quindi approfittava del tempo disponibile per dedicarsi alla preghiera frequentando l'attigua chiesa delle Benedettine.
"Dopo la Comunione, attestava una di esse al Processo, il Majella stava così assorto in orazione, da sembrar che più non vivesse quaggiù perché stava disteso sul pavimento, dal quale si ritraeva soltanto al comando del P. Rettore, Sr. Maria Angela lo sottraeva all’estasi gridando: -Ah, Gerardo, pazzo di Gesù, i Padri sono a tavola con il Rettore ...
Soltanto a tale richiamo, il Santo si destava e subito accorreva al palazzo Grazioli, dove lo si attendeva per la mensa". "Egli, dichiarava il P. C. Ripoli, -ovunque andasse con i missionari, produceva quel bene che essi tutti insieme non avrebbero fatto".
Ciò è confermato anche dalla benedettina Sr. Maria Corona, la quale nell'alludere alle conversioni operate durante una missione, disse ch'egli "si mostrava tanto zelante della salute delle anime da cercar quelle peccatrici per condurle a Dio, in modo che lo si potrebbe chiamare "cacciatore di anime".

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Ultimo aggiornamento 27/07/2021